Letizia Moroni   Per condividere con voi idee, pensieri, considerazioni...

La scuola: l'attimo fuggente o un fuggi fuggi generale, soprattutto dei maschi?
Invochiamo le quote blu!

  Credo che già dal mio primo articolo avrete capito che detesto  la  retorica buonista, sono solita infatti affrontare tutte le questioni cercando di approfondirle in un’ottica diversa dal pensiero comune  “politicamente corretto”, ma  spesso ipocrita e lontano dalla realtà.
Questo mio angolo, deve essere chiaro, non ha la presunzione di  esprimere “verità assolute”, ma è un mezzo per  condividere, con chi avrà la pazienza di leggermi,  idee e considerazioni.
Oggi vorrei approfondire con voi qualche idea sulla scuola italiana.
La scuola ….quanti ricordi belli…..ma soprattutto brutti però.
La scuola ,“croce e delizia”, ma prevalentemente  “ croce”, per migliaia di studenti costretti a subire anni ed anni di: orari assurdi,  una esagerata mole di compiti  a casa e durante le  vacanze, bombardamenti di nozioni inutili,  regole stupide,  sfruttamento gratuito chiamato alternanza “scuola lavoro”, ma “croce” anche per molti insegnati sottopagati, costretti a lavorare con  pochi mezzi ed in condizioni di precarietà sotto tutti i punti di vista….  
Ho portato a termine tutti gli step della scuola: dall’asilo fino alla laurea , quindi ho patito sulla mia pelle tutto il percorso formativo italiano al completo.
La scuola italiana è vecchia, noiosa, antica e respingente!
Nessun governo e nessuna classe politica dirigente purtroppo, in Italia, ha investito in quello che è il pilastro di tutte le società evolute,  la scuola è stata spesso considerata un ambito in cui risparmiare, tagliare e lucrare.
Furbescamente alla classe dominante è sempre convenuto mantenere le menti appiattite e lobotomizzate, perché un popolo ignorante è un popolo meglio governabile.
Non finanziare la scuola e quindi la formazione dei ragazzi è un modo per far allontanare e far disinnamorare i nostri giovani alla cultura, condannandoli al buio dell’ignoranza ed escludendoli dal mondo della conoscenza.
Vorrei concentrarmi su un aspetto in particolare:  la presenza delle donne nella scuola italiana.
A nessuno sfugge che l’85% del personale docente di ruolo nelle nostre scuole è di sesso femminile e questo dato è costante dagli asili alle superiori, per tutto il ciclo formativo scolastico quindi, si assiste ad una presenza predominante di insegnanti donne e di conseguenza alla  quasi totale assenza di figure di riferimento maschili.
Qualche settimana fa anche l’OCSE ha lanciato l’allarme: eccessivi squilibri di genere nel percorso formativo scolastico europeo.
Pensate che in Gran Bretagna sono previsti incentivi per aumentare il numero dei docenti maschi per cercare di riequilibrare la presenza uomo-donna nel settore ,  perché molte psicologhe e molte antropologhe dichiarano che questo quadro può avere un impatto disequilibrato sulla formazione e sulla conseguente carriera futura degli studenti.
I dati del Ministero dell’Istruzione ci mostrano una carenza di presenza di docenti maschi quasi preoccupante. Proviamo ad approfondirne le cause.
Sicuramente quello dell’insegnante è un lavoro sottopagato e purtroppo in Italia, nazione dove impera un maschilismo strabordante nel mondo del lavoro, ai lavori sottopagati vengono relegate le donne.
Le donne spesso scelgono l’insegnamento perché consente di poter avere un maggior tempo libero per potersi dedicare alla cura della famiglia, che in Italia, è un onere che ricade quasi esclusivamente sulla donna, Il lavoro dell’insegnante inoltre richiede anni di precariato sottopagato quindi gli uomini, abituati a corsie preferenziali riguardo l’occupazione, preferiscono intraprendere altre strade magari più brevi e sicure.
Nell’attuale medioevo “maschiocentrico” sappiamo che il tema della cura è sempre legato alla figura femminile e quando un lavoro  si “femminilizza” automaticamente viene svalutato.
Occorre fare alcune considerazioni generali.
Pensare che tra maschi e femmine non  ci siano differenze  è stupido, non scientifico e pericoloso, le differenze tra uomo e donna non significano disuguaglianza e nemmeno discriminazione, le differenze sono utili alla stabilità dei gruppi sociali purchè considerate di pari valore e purchè venga garantita la libertà all’individuo di seguire le proprie inclinazioni, la diversità è sempre un fenomeno di arricchimento e mai di esclusione.
La parità dei sessi non deve significare ignorare e quindi destrutturare le differenze, Il riequilibrio dei ruoli nella scuola significa semplicemente reintrodurre  le indispensabili energie maschili nella gestione di alcuni processi formativi. Duccio Demetrio docente di Filosofia dell’Educazione  all’Università di Milano Bicocca ci  da una descrizione lucidissima e lungimirante della situazione attuale, mi permetto di citare le testuali parole del professore: nei mestieri di cura in senso lato (quindi anche la scuola) occorrono competenze sia tradizionalmente identificabili  come femminili: accoglienza, ascolto ,sostegno, sia maschili: capacità di porre regole, autorità, fisicità, stimolo alla competizione.
Ciò non significa un elogio o un ritorno alla società patriarcale ma accettare ciò che il punto di vista maschile può apportare per la formazione degli studenti.
La  visione della complessità del mondo passa per i modelli di insegnamento, la progressiva assenza del maschio in alcuni settori porta ad un disequilibrio sociale pericoloso, dobbiamo riconsegnare agli studenti  insegnanti uomini ed insegnanti donne, perchè l’attuale squilibrio, compromette la formazione.
E noi donne dovremmo essere leali , se è vero che abbiamo accettato le quote rosa in politica è giusto iniziare a parlare anche di quote blu per ciò che riguarda l’insegnamento.
Le donne ormai sono ovunque, ma invocare ogni tanto il “maschio alfa” è poi così grave?
Alla prossima.  

Letizia Moroni
12 ottobre 2017


© 2024 Letizia Moroni. Tutti i diritti riservati.