Letizia Moroni   Per condividere con voi idee, pensieri, considerazioni...

Miseria (tanta) e nobiltà (solo d’animo): il lavoro al giorno d'oggi.

“Noi potremmo anche assumerla però il fatto che voglia dei figli e quindi un’eventuale gravidanza per noi sarebbe un problema…. Bene, lei è laureata, ottimo, però vedo che è nubile, ha intenzione di sposarsi e di fare figli, perché in questo caso noi gradiremmo saperlo….”
Nei colloqui di lavoro, quante volte noi donne ci siamo sentite chiedere queste orribili domande? Provo ribrezzo ogni volta che mi costringono a parlare di una questione così delicata e provo ribrezzo misto a sconforto quando domande sulla mia intenzione di riprodurmi o meno, così personali, quindi offensive e gravi per la privacy, mi vengono rivolte dalla “donna in carriera” dell’azienda di turno.
Non tutte hanno la possibilità di rispondere a questi delinquenti per le rime, non tutte possono permettersi di alzarsi e rifiutare un tale ignobile ricatto.
In un Paese a crescita zero dove i governi ipocritamente invitano le donne a fare figli, senza però creare uno stato sociale che tuteli e protegga tale scelta, un ricatto simile dovrebbe essere punito dalla legge.
Non solo noi donne siamo spesso demansionate rispetto al titolo di studio in favore del collega maschio o della collega seduttrice del maschio potente di turno, non solo a volte siamo vittime di spregevoli ricatti sessuali, ma dobbiamo anche sentirci in colpa se durante il periodo di lavoro intendiamo mettere al mondo un figlio.
Purtroppo non c’è traccia della rivoluzione antropologica, della palingenesi culturale che avrebbe dovuto portare ad una parità sostanziale tra uomo e donna, siamo invece di fronte ad una involuzione culturale, l’attuale parità è puramente formale e riguarda una minima percentuale di donne che, attraverso le discutibili quote rosa, hanno potuto accedere ai ruoli politici e manageriali e che, una volta al potere, non hanno apportato nulla di concreto per l’emancipazione reale delle colleghe di genere, perché spesso certe posizioni apicali sono frutto del mentore maschio di potere e perché nella maggior parte dei casi, le donne nella gestione del potere, sono feroci con le altre donne e tendono anch’esse a relegarle a ruoli subalterni preferendo gli uomini per gli incarichi più importanti.
Le donne non fanno squadra, non si fidano tra loro, non si scelgono.
Quando si parla di lavoro c’è sempre una retorica di base che vuole che tale parola si associ alla parola giovani. La verità è che non è vero che manca il lavoro per i giovani, il lavoro manca per tutti.
La cruda realtà è che l’Italia è gremita di licenziati, esodati, prepensionati e precari, per di più donne. La percezione della gente chiama questo scenario: disoccupazione, la politica, mentendo, “risanamento”, azione che fonde più aziende, le sposta all’estero dove il lavoro non costa nulla, il personale che, dopo un tale stravolgimento, diventa in esubero, viene brutalmente licenziato e gli investitori e manager premiati.
Da molti anni a questa parte, guarda caso, i lavoratori sono sempre in “esubero”.
La strategia vincente usata per confondere le persone è: la guerra tra poveri e precari, che chi scrive ha personalmente vissuto sulla propria pelle sul luogo di lavoro.
Le donne in questa lotta hanno sicuramente la peggio perché, abbandonate dallo stato sociale, sono spesso relegate a mansioni sottopagate ed a ruoli rifiutati dagli uomini, che hanno sempre la corsia preferenziale nella scelta dei lavori, alle donne è precluso spesso l’avanzamento della carriera perché sia la gravidanza che la gestione dei figli non permette loro di essere “competitive” nel mercato del lavoro. In un momento così drammatico, non esiste un partito che dica a gran voce che il lavoro è la forma necessaria di ogni tipo di società, quando ha raggiunto un grado di civiltà, nel nostro caso la società descritta dalla Costituzione italiana.
Oggi dominano le borse, dove conta solo l’ incasso immediato e dove l’azione del potere serve a mantenere profitti senza una programmazione futura. Per questo il mondo del lavoro si è stravolto: le aziende sempre di più richiedono lavoratori adattabili alle esigenze produttive, scambiando la parola “flessibilità” con schiavitù, il concetto di “prestazioni” con l’imposizione di orari assurdi, la forza lavoro stabile e qualificata con forza lavoro precaria e atipica, con contratti cioè che aggrediscono le condizioni del lavoratore e creano disoccupazione. Il “posto fisso”, quello che ti accompagna fino alla pensione, che paga le tasse fino all’ultimo centesimo che garantisce reddito fisso , anche se insufficiente rispetto ai costi della vita, e sicurezza, è considerato, strumentalmente, la rovina del Paese, la logica del profitto ha brutalmente annientato il diritto alla dignità . I salari italiani sono i più bassi d’Europa, alla progettazione di lungo periodo è subentrata quella di breve periodo, in questo quadro da medioevo la “macchina” resta il modello da imitare.
Paradossalmente è cambiato anche il lessico, infatti trovare solo la parola lavoro è impossibile, c’è sempre qualcosa che deve essere aggiunto: lavoro a contratto, lavoro interinale, lavoro part-time, lavoro con tante specificità, ma alla fine il succo è sempre, precarietà e flessibilità, una precarietà che ci rende alienati, impotenti e insicuri e che crea una tristissima lotta fratricida, ognuno cerca di dare quanto più può al datore di lavoro, accettando anche ricatti, pur di lavorare di più rispetto ad altri compagni, dimenticando che le lotte sindacali hanno ottenuto che il lavoro venisse considerato un bene comune: lavorare è un diritto non un privilegio. La partita i ricchi l’hanno vinta partendo dalla politica, la competizione elettorale possono vincerla solo i rappresentanti dei ricchi o i rappresentanti dei poveri accondiscendenti coi ricchi, la riforma elettorale mira a questo, l’obiettivo è soffocare annientare ogni voce dissenziente ed ogni quadro operaio. La donna in questo quadro è percepita, poichè potenziale madre, come “pericolosa”, Il 30% delle madri interrompe il rapporto di lavoro per eccessivi carichi famigliari, contro il 3% dei padri, spesso quindi il lavoro part time non è una scelta per le donne e questa “ segregazione orizzontale” cioè la concentrazione delle donne in determinati settori è causa di dislivello salariale.
Le donne in politica hanno un grande compito denunciare tutto questo e combatterlo! Mi rivolgo a tutte le donne per bene, e so che siamo la maggioranza, dobbiamo fare squadra, essere unite, superare la competizione perché dobbiamo cancellare queste differenze di trattamento , questa sfinente disparità e pretendere rispetto soprattutto riconsegnando valore alla maternità che deve essere una scelta libera, consapevole, bella, e non una colpa o una zavorra.
La classe attuale dirigente deve vergognarsi, dovrebbe fare la nostra vita per un mese, sopravvivere un mese con i nostri stipendi ridicoli, con gli affitti da pagare, le bollette a cui far fronte, la macchina da mantenere, i figli da crescere, i genitori anziani da accudire, e voglio proprio essere perfida: un raccordo anulare, perennemente intasato, da percorrere tutte le mattine e tutte le sere per andare a lavorare e per tornare a casa…..e se ancora avranno voglia di prenderci per il culo….beh allora sono irrecuperabili … e parafrasando la Cena delle Beffe ….. chi non lotta con me… peste lo colga!  

Letizia Moroni
20 novembre 2017


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