Letizia Moroni   Per condividere con voi idee, pensieri, considerazioni...

Il corpo delle donne

Durante il mio corso di studi ho approfondito più volte la “questione femminile”.
Ho avuto la fortuna di poter studiare l’argomento attraverso ricerche di autrici di grande spessore, filosofe , antropologhe, psicologhe e sociologhe.
Ricordo un testo in particolare che mi colpì molto, l’autrice è una filosofa americana, Susan Bordo, il titolo del libro Il peso del corpo. Un meraviglioso viaggio nel mondo delle donne dove viene messo in risalto il modo di considerare il corpo femminile nella società contemporanea.
L’autrice parte dall’analisi del dualismo teologico-filosofico sull'opposizione anima-corpo per arrivare allo sviluppo culturale del binomio maschile-femminile.
Ho scelto di soffermarmi sull’argomento dell’esposizione del corpo delle donne, perché ho notato che il fenomeno si è violentemente radicato nelle nostre immagini quotidiane, immagini dove il corpo femminile diviene mezzo per imporre una cultura maschilista e fallocentrica il cui dominio non solo rimodella ed impone nuovi canoni di bellezza legati al simbolico maschile, ma porta a tollerare l’idea che la pulsionalità maschile, il desiderio senza controllo, sia l’assoluta normalità nei rapporti maschio/femmina .
Il corpo delle donne diventa mezzo per attrarre l’attenzione dello spettatore/ consumatore e diviene addirittura strumento per veicolare un prodotto verso il mercato, esibendolo ad uso e consumo esclusivamente degli uomini, ignorando ed escludendo il desiderio e la sessualita’ femminile considerata inferiore rispetto a quella maschile.
La presenza femminile, come sottolinea la Bordo nel suo libro, diventa "passività" oggettiva, e crea condizioni di subalternità delle donne dove anche il desiderio alimentare viene vissuto come malattia da curare se ci si vuole conformare ai canoni estetici dell’ "incontinente" ed insaziabile maschio.
Il disordine alimentare che, in alcuni casi, ne deriva, denuncerebbe il comportamento "autorepressivo" per corrispondere alla richiesta maschile di "armonizzazione" del corpo al modello culturale imperante: magrezza e agilità fisica.
Susan Bordo attraverso studi ed analisi sull'immagine cinematografica delle donne e sulle campagne pubblicitarie, anche di cibi, lanciate dai mass-media, da’ un contributo fondamentale per capire l’attuale modo di intendere il femminile: documenta la costruibilità del corpo definendolo “ docile" cioè plasmabile dai canoni dominanti.
Docile, perché rimodellato attraverso la capacità di autocontrollo per conformare la propria immagine esteriore all'universo simbolico richiesto dalle attuali aspettative culturali, un processo influenzato soprattutto da fattori esterni.
Per Susan Bordo, le attuali patologie alimentari femminili, non sono altro che risposte estreme al disagio di conformarsi, anche se per una libera scelta, all'immagine virtuale fissata dagli schemi dominanti per essere accettate socialmente.
Nonostante si decanti l'emancipazione femminile diamo per scontati i modelli proposti ed i commenti che ne derivano, sull’immagine, a cui noi donne siamo perennemente soggette.
Se da una parte la nostra società ci richiede la forza e doti tradizionalmente legate al maschile e alle quali abbiamo accettato di conformarci, per entrare laddove siamo state fino a ieri escluse,dall’altra parte, ci viene imposta un’immagine sempre seducente, perennemente giovane con canoni estetici ormai passivamente riconosciuti come universali.
Gli argomenti da approfondire sono molteplici: cosa comporta l’inflazionamento del corpo femminile e l’imposizione di modelli estetici irrangiungibili e come essi incidono sulla nostra salute fisica e psicologica.
Ciò che appare evidente è che il mondo della pubblicità, il mondo della televisione il mondo della comunicazione in generale è impregnato di immagini di corpi femminili perfetti, poco vestiti, sottomessi ed ammiccanti, una sessualità esclusivamente rivolta al mondo maschile, il quale viene “sollevato” dal dover competere con modelli altrettanto perfetti ed altrettanto tristemente omologati.
Nei programmi televisivi il corpo delle donne viene usato come cornice, totalmente fuori contesto, ma che comunque ha la funzione di attirare passivamente l’attenzione maschile.
Un fenomeno estremamente pericoloso che porta noi donne a confrontarci continuamente con corpi innaturali e ritoccati rivenduti però come modelli “arrivabili”.
La conseguenza dell’eccesso di immagini di corpi “innaturalmente perfetti” ed “artificialmente” ritoccati, non dimentichiamo la vergogna delle foto (tutte!!) migliorate tramite photoshop, proposti come possibili, comporta una costante percezione di noi stesse come imperfette e poco seducenti, porta invece gli uomini ad essere sempre bombardati da finti quanto assurdi canoni di perfezione, che assurgono poi a modello universale e che tenderanno a ricercare nella vita reale, offrendo in cambio, corpi maschili che invece possono permettersi di essere imperfetti e permettendosi giudizi presuntuosi e gratuiti ma costanti sull’ “imperfezione femminile”.
Tolleriamo cioè l’arroganza del giudizio maschile perché bombardate da immagini di donne artificiali rivendute come possibili. Il boom della chirurgia plastica, il divieto silenzioso ma condiviso di non poter mostrare la proprio faccia dopo la prima ruga, se non pagando il prezzo della ferocia del giudizio, sta portando noi donne ad avere una percezione del nostro corpo totalmente alterata.
Depressione e disturbi alimentari sono la conseguenza di questa oscena imposizione di canoni assurdamente considerati come socialmente condivisi. Ribellarsi al clichè della seduzione perenne, dell’eterna giovinezza, della perfezione artificiale, significherebbe riappropriarci della nostra identità e della nostra libertà, libertà di invecchiare, libertà di ingrassare, libertà di poter vivere la propria fisicità esenti da giudizi gratuiti, feroci ed ossessivi.
Come possiamo fattivamente ribellarci al bombardamento attuale della nudità femminile? Quali strumenti abbiamo per rivendicare con orgoglio il nostro diritto al cambiamento fisico, che dobbiamo pretendere, essere esente da ogni giudizio discriminatorio?
Come possiamo pretendere il rispetto del nostro corpo che prescinde dalla diversità di genere?
Come possiamo invertire questa tendenza “pornografica” dell’imposizione dei corpi femminili in ogni tipo di contesto?
Non se la prendano le donne, ma penso che molte di loro sottostanno consapevolmente al gioco.
Donne scaltre, che a volte scelgono la via più semplice per arrivare al traguardo, azzardando scorciatoie a base di sesso ed intimità con l’uomo potente per arrivare alla meta.
Donne, di solito, che combattono ferocemente le altre donne, viste come possibili rivali nella seduzione del maschio potente di turno. Non ne faccio un discorso morale ma un discorso basato sull’esperienza.
Siamo ben consapevoli del messaggio che passa attraverso la tv : studiare ed impegnarsi è ammirevole ma faticoso, meglio usare la propria “fisicità” per guadagni sostanziosi o per raggiungere il successo in tempi rapidi. Se la donna si mostra, ottiene dei vantaggi immediati rispetto ad anni magari di sacrifici e gavetta, il corpo diventa un mezzo consapevole di scambio. Le giornaliste che criticano nei loro articoli i fisici con cellulite e con qualche chilo in più rispetto agli standard, sono consapevoli di alimentare una cultura del giudizio estetico inutile e pericolosa, ma ne sono talmente influenzate da non accorgersi dei danni che giudizi così inutili e feroci provocano nell’universo femminile.
Leggiamo spesso “fisico da urlo” ma sarebbe più liberatorio “urlare” che nella bellezza non c’è merito e che l’unico “urlo” che dovremmo emettere è contro questo modo di giudicare.
Alle ragazze che si prestano a fare da manichini, magari nei saloni delle automobili, come possiamo far capire che sviliscono il loro corpo gettandolo in pasto alla cultura dominante maschile che pone l’immagine gradevole della donna sullo stesso piano del nuovo prototipo Bugatti, oggetti entrambi del loro desiderio, trofei per rivendicare il loro status di potere?
Come possiamo evitare che tra donne ci si rinfacci botox e silicone, invece di lottare insieme per rivendicare con forza, la libertà ed il diritto di invecchiare senza che l’età e le rughe femminili siano considerate colpe e quindi oggetto di battute e di scherno?
Perché il femminismo, sacrosanto movimento che rompeva con la tradizionale immagine di donna angelo del focolare, asessuata e madre, subordinata al maschio, oggi sembra superato, dimenticato quasi oltraggioso?.
La libertà sessuale passa per l’esibizionismo del corpo o è una scelta che deve avvenire attraverso la consapevolezza del proprio corpo? Un tale bombardamento di immagine ed una tale facilità di accesso, può considerarsi pericolosa anche per la percezione dei rapporti tra generi, nelle nuove generazioni?
L’esposizione di corpi nudi in riviste di politica, fenomeno tipicamente italiano, è possibile sia così distrattamente tollerata dal team femminile del giornale, senza ribellione o critica nei confronti di tale inutile esibizione di carne seduttiva?
E’ possibile che la nostra dignità possa essere calpestata senza che ci siano rivolte furibonde?
Stiamo arretrando, stiamo accettando questo mercimonio passivamente.
Ricordiamoci che da “corpo immagine” a corpo “usa e getta” il passaggio è facile e forse già è stato compiuto.

Letizia Moroni
20 ottobre 2015


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